Questo lavoro prende le mosse dalla lettura di Blu. Storia di un colore dello storico francese Pastoureau e cerca di chiarire, a partire da qui, fino a che punto e in che senso sia possibile una storia del colore. Alla luce di questa domanda diviene chiaro come l’affermazione della storicità del colore, così come la intende Pastoureau, poggia su una concezione linguistica della percezione, secondo la quale l’esperienza percettiva è interamente modellata dalle categorie linguistiche. La confutazione di questa tesi e la difesa dell’autonomia e della priorità dell’esperienza rispetto al linguaggio necessita una chiarificazione del concetto di percezione, che viene condotta avvalendosi della distinzione martyana tre empfinden, bemerken e anmerken e della nozione wittgensteiniana di vedere come.

Il tentativo di tracciare i limiti entro cui ha senso parlare di storia del colore conduce poi a discutere la tradizionale distinzione tra proprietà primarie e secondarie, per cercare di definire lo statuto ontologico del colore. Infine un’indagine fenomenologica della sintassi dello spazio cromatico mette in luce come i diversi giochi linguistici che possiamo fare sul colore sono percorribili proprio in virtù della sua grammatica, interamente definita sul piano dell’esperienza percettiva e delle sue leggi.

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