È in realtà importante, proprio per assumere il corretto atteggiamento di lettori del Mondo come volontà e come rappresentazione, rendersi conto della struttura di questo libro e delle sue ragioni. Su di essa dice troppo poco un semplice sguardo all’indice: l’opera infatti si presenta suddivisa in quattro libri i cui titoli richiamano due volte la rappresentazione e due volte la volontà, imitando e raddoppiando il titolo principale: così il libro primo si intitola “Il mondo come rappresentazione” e il secondo “Il mondo come volontà” – e gli stessi titoli compaiono anche per il libro terzo e quarto con la sola precisazione che si tratta di una “seconda considerazione” rispetto ad una “prima considerazione”. Inoltre vi è una suddivisione in settanta paragrafi che sono numerati progressivamente, quindi senza tener conto della suddivisione in libri, che vengono lasciati per di più privi di titolo, cosicché manca nell’indice una sorta di guida che fornisca al lettore un primo orientamento sul contenuto e sulla forma dell’opera.

Questa relativa intrasparenza è del tutto intenzionale e vuole sottolineare l’unitarietà dell’opera che viene concepita come una discussione di una molteplicità di temi gravitanti intorno ad un unico centro piuttosto che come una successione di problemi che vanno via via integrandosi nel loro sviluppo in un sistema unitario. Questa concezione dell’opera non è tuttavia incompatibile con un’altra che appare sempre più evidente man mano che si procede nella lettura: essa ha in realtà la forma di un vero e proprio trattato di filosofia, con le sue classiche suddivisioni interne. Il primo libro infatti può essere considerato come interamente dedicato al problema epistemologico, il secondo al problema metafisico, il terzo al problema estetico ed il quarto al problema etico. Troviamo così le grandi partizioni in cui potrebbe consistere un trattato scolastico di filosofia: epistemologia, metafisica, estetica ed etica.

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