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Uno spazio di discussione e condivisione per amanti della filosofia, con base alla Statale di Milano.
Il 27 settembre 2016 si è aperto un nuovo Spazio filosofico, che continuerà, ma allo stresso tempo segnerà un radicale rinnovamento di un progetto nato poco meno di vent’anni fa, quando internet era ancora una realtà nuova e le riviste filosofiche in rete si contavano sul palmo di una mano. A farlo nascere sul finire degli anni Novanta è stato, soprattutto, Giovanni Piana: a lui si deve il progetto del sito, ma anche la sua concreta realizzazione. Poi, al lavoro di Giovanni si è affiancato quello di Carlo Serra, di Elio Franzini e il mio, ma per un po’ di anni Spazio filosofico è cresciuto all’ombra delle attività della cattedra di Filosofia teoretica, all’Università degli Studi di Milano. Erano anni in cui internet era ancora poco presente nella nostra vita, ma se ne discuteva già molto, ora per mettere in luce paure epocali, ora per interrogarsi su come avrebbe cambiato il nostro modo di pensare: si discuteva della ragione telematica, del pensiero non lineare degli ipertesti, ma anche del rinnovarsi del mito di Theut e delle minacce per la scrittura che erano insite in questa nuova forma di scrittura e di comunicazione. Si trattava di discussioni che, mutato nomine, sono presenti anche oggi, ma Spazio filosofico non è nato da quelle riflessioni e da quelle paure; tutt’altro: alla sua origine vi era, invece, una grande fiducia ed un crescente entusiasmo per ciò che si poteva fare con internet. Vedevamo davanti a noi un accrescimento inatteso degli spazi di diffusione della cultura, la possibilità di rendere disponibili gratuitamente materiali di ogni genere – libri, articoli, traduzioni, ma poi anche opere pittoriche e musicali, con una libertà e una facilità insospettabile in quegli anni. Vedevamo la possibilità di discutere finalmente di un quadro o di un brano musicale facendolo vedere o ascoltare. Spazio filosofico è nato così, ed è cresciuto nella convinzione che davvero molte cose sarebbero cambiate, e in meglio, e che era necessario fare da soli qualche passo nella direzione giusta, anche soltanto per sperimentarne la percorribilità.
Ne eravamo convinti: sarebbero cambiate le cose grandi – i libri di ricerca sarebbero diventati realtà digitali, le Università li avrebbero resi gratuitamente accessibili e avrebbero reso disponibile ad un pubblico potenzialmente illimitato ciò che si produceva al suo interno; ma sarebbero cambiate anche le cose più piccole: il modo di lavorare e di scrivere, di leggere un testo e di ripercorrerne i temi e le fonti. Anche qui si aprivano possibilità nuove e mi ricordo di una sera, dopo gli esami, quando con Giovanni Piana ci dicevamo con malcelata soddisfazione che le formule che si ripetono (ahimè ancor oggi) nelle note a piè di pagina – «si veda anche…» o «si confronti soprattutto…» – avevano ormai le ore contate. Di quel rituale un po’ ipocrita – chi mai vede o confronta alcunché? – si sarebbe presto fatto a meno: al suo posto ci sarebbe stato un link a tacitare per sempre quei consigli vacui e saccenti.
Poi, le cose sono andate un poco diversamente e le possibilità del nuovo si sono legate alle inerzie del vecchio e, soprattutto, sono sorte realtà diverse e molto grandi che rendevano difficile, se non impossibile dare a quel progetto iniziale il respiro che si sarebbe voluto avesse. I libri digitali sono nati davvero, ma in altra forma da quello che credevamo e le grandi riviste scientifiche sono tutte approdate sul web, ma hanno reso disponibili i loro materiali nelle forme consuete degli abbonamenti. E i siti filosofici, che prima si contavano sul palmo di una mano, sono diventati tantissimi, perfino troppi. È andata così e sarebbe sciocco negare oggi le ragioni che hanno condotto al nostro presente e sono lontanissimo dal credere che non sia almeno in parte giusto e ovvio che le cose abbiano preso questa piega. Sono cambiate in meglio molte cose, ma altre hanno preso una forma diversa da quel che credevamo e parte del nostro iniziale entusiasmo si è spento col tempo. Alcune delle vie che avevamo percorso si sono di fatto chiuse e tra queste forse quella cui avevamo dedicato più energia: la collana di testi del Dodecaedro. Era dunque necessario ripensare interamente le ragioni e gli scopi del nostro Spazio filosofico, ma allo stesso tempo era comunque opportuno salvare quanto negli anni era stato fatto: molti dei testi che abbiamo pubblicato su questo sito sono stati letti da un pubblico molto più vasto di quel che ci saremmo aspettati e nel suo periodo migliore Spazio filosofico ha avuto più di un milione di accessi all’anno.
Di qui le ragioni per cui oggi si chiude un’esperienza vecchia e si apre un nuovo Spazio filosofico, che ospiterà ancora i materiali di un tempo, ma seguirà altre vie e interessi diversi. È bello – non soltanto giusto – che sia così. Per quel che mi riguarda, proverò ancora a contribuire un poco a questo progetto che ora crescerà in forma autonoma grazie ad Alessandro, Andrea, Michele e a quanti vorranno dedicarvi un poco del loro tempo.
Buona fortuna
Paolo Spinicci
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