Le immagini che si inseguono nei frammenti eraclitei puntellano una riflessione difficilmente decifrabile, che interroga il lettore, mettendolo di fronte al tema dell’inafferabilità della forma. Il continuo mutare del fuoco, il modificarsi nel fluire di un fiume, l’improvviso scindersi della medesima via in due direzioni, l’impossibilità di distinguere l’inizio e la fine nel cerchio opacizzano percorsi d’esperienza che riteniamo consolidati, mettendo in luce un affastellarsi di opposizioni, in grado di far emergere il gioco di una natura che ama nascondersi, svelandone il significato.

Fra le immagini enigmatiche con cui Eraclito ci sollecita, ne troneggia una, che pone la sua filosofia sotto l’egida di Apollo: l’armonia che, tornando indietro, stringe in relazione arco e lira, due strumenti a corda che sembrano avere poco in comune.

Il libro si propone di dar ragione delle valenze musicali che si riverberano nell’uso del termine “armonia”, all’interno della costellazione concettuale che emerge da quel che rimane del libro eracliteo.

Nel sottolineare i legami e le fratture che caratterizzano il pensiero di Eraclito rispetto alla tradizione pitagorica, si fanno avanti, sotto una luce diversa, i concetti elaborati dalla teoria musicale greca, quali simmetria, dialettica fra continuità e discretezza, rapporto fra suono musicale e rumore, in una analisi che ne mostra l’esemplarità, anche per il lettore moderno.

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